Il magico neorealismo di Turci

Giulio Turci (Santarcangelo di Romagna 1917 – 1978) è un artista a tutto tondo: musicista poeta, fotografo, raffinato disegnatore e pittore. Non rientra fra i “veri” dimenticati grazie alla figlia Miresa, letterata e curatrice di “Libra, il sapere al femminile”, incontri culturali che si tengono ciclicamente a Santarcangelo di Romagna, la quale presiede L’Associazione che porta il nome del padre e promuove iniziative dedicate alla valorizzazione della sua figura artistica. Questa attenzione conduce a due storiche mostre antologiche curate da G. M., Giulio Turci, dipinti e disegni (Rocca Malatestiana – Santarcangelodi Romagna e Biblioteca Classense – Ravenna, 2001) e il mare dipinto (Monte di Pietà, Santarcangelo di Romagna, 2009).
Negli anni ’50 lo stile di Turci, anche con la mediazione di quel formidabile “cenacolo” santarcangiolese “E’ Circal de Giudéizi” che comprende personalità artistiche del calibro di Lucio Bernardi, Tonino Guerra, Antonio Nadiani, Federico Moroni, Flavio Nicolini, dell’imolese Nino Terziari oltre al forte impulso “forestiero” dei romani Renzo Vespignani, Marcello Muccini e Graziella Urbinati riminese ma romana d’adozione, è in linea con il momento storico che enfatizza il ruolo sociale dell’arte attraverso il movimento neorealista. I soggetti raffigurati sono operai, pescatori, contadini ripresi nel loro ambiente di lavoro sia esso la fabbrica, la ferravia, il porto o la spiaggia. Il neorealismo coinvolge più o meno tutti i pittori che escono segnati dall’esperienza della guerra e aspirano ad una società nuova che nobiliti il lavoro dell’uomo e garantisca una maggiore equità sociale ed economica. La “Biennale del Mare” del 1953, la prima rassegna internazionale di pittura e disegno promossa da Comune di Rimini che anticipa iniziative di grande valenza qualitativa come i Premi Morgan’s Paint, che si terranno negli anni successivi, conferma come questi sentimenti abbiano valenza nazionale ed in particolare per i cesenati Alberto Sughi, Luciano Caldari e Giovanni Cappelli e per i riminesi Giorgio Benzi, Felice Bertozzi, Demos Bonini, Armida Della Bartola, Giovànni Sesto Menghi Celso Miselli, Elio Morri e Mario Valentini per citare i più significativi. Alla fine del decennio ciascuno di loro modificherà stile e tematiche, personalizzando ulteriormente la propria produzione fino a differenziarsi definitivamente dagl’altri. La pittura di Turci degli anni ’50 è già molto personale.
Gli scenari possono essere diversi, ma più frequentemente è la spiaggia e la riva del mare giocate con i toni nèutri e ambrati delle terre e con le figure ben delineate, immobili e silenziose, incastonate nel paesaggio. Altrettanto ferme sono le macchine, i capanni, le barche gli arbusti oppure gli ombrelloni. Con l’uso dello “spatolino” aumenta l’effetto “riempimento” del disegno che costituisce il punto di sostegno del quadro assieme alla luce magica e surreale che lo rende ogni volta unico. Negli anni successivi, pur mantenendo una rigorosa coerenza stilistica, Turci modifica la tecnica, la gamma cromatica della sua tavolozza ed anche i soggetti e gli scenari rappresentati così da raggiungere risultati e livelli qualitativi straordinari.

Artisti dimenticati, da “Corriere Romagna” del 24 settembre 2012